Quanto siamo infossati, incubati nei gusci fragili che ci costruiamo intorno.
E poi parliamo con noi stessi, interrogandoci sulla ricerca di quell’ottava nota che mai suoniamo per riconciliarci.
Ah quanti affanni, e quanti inutili problemi ci servono ogni giorno per sentirci vivi, per sentirci conformati e appartenenti alla realtà che noi stessi alimentiamo.
Se solo avessi capacità di trasmettere la finita gioia che si può provare nell’esercitare l’arte del “creare”, … che per sua stessa definizione è singolare e non trasferibile, perchà© verrebbe meno l’opera singola dell’individuo; … sarebbe una copia, come ogni altra azione quotidiana, non già nostra ma fatta nostra dall’altrui esempio.
Se collochiamo l’intera era del mondo in un quadrante di 24 ore, troveremmo che a 45 minuti dalla nascita dell’universo si sono estinti i dinosauri, a 50 minuti l’inizio della vita dell’Uomo Sapiens, a 58 minuti le imprese romaniche, negli ultimi 30 secondi i nostri ultimi secoli, nel battito di un ciglio la vita di una generazione. Continua la lettura di ‘Il sorriso secondo Karol Wojtyla’