All’inizio del 21° secolo più di un miliardo di persone sono ancora condannate alla povertà estrema. 104 milioni di bambini non possono andare a scuola. 860 milioni di adulti (la maggior parte donne) non sanno nà© leggere nà© scrivere. La fame è una realtà quotidiana per 852 milioni di persone. Un miliardo e 400 milioni di persone non hanno un lavoro dignitoso. Altrettante non hanno accesso all’acqua potabile. In alcune parti del mondo, la morte delle mamme al momento del parto e la morte di bambini nei loro primi anni di vita è ancora un dramma quotidiano per la mancanza di servizi sanitari di base. Alle guerre e alle emergenze provocate dalle calamità naturali, come quella dell’oceano indiano, si somma l’emergenza dell’Aids, che ha già contagiato 40 milioni di persone. La povertà è la più grande violazione dei diritti umani. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani riconosce a tutti, il diritto ad un tenore di vita dignitoso; il diritto di avere cibo, vestiario, cure mediche, un’abitazione, un’istruzione, un lavoro. Questi diritti sono oggi negati a un terzo dell’umanità e minacciati anche all’interno dei paesi più ricchi, mentre nel mondo si spendono ogni anno quasi 1.000 miliardi di dollari per guerre e armamenti.
Gli impegni assunti solennemente dai governi del mondo con la Dichiarazione del Millennio per combattere la povertà e promuovere lo sviluppo sostenibile, i diritti umani e la pace, sono solo il primo passo. Eppure dopo cinque anni, non sono ancora stati rispettati. Troppo spesso i governi ignorano i veri bisogni dei propri cittadini. L’aiuto allo sviluppo dei paesi ricchi è inadeguato sia in termini di quantità che di qualità . Le promesse di cancellazione del debito non si sono ancora concretizzate, nà© sono stati rivisti i meccanismi ingiusti del commercio.
Il Governo italiano, nonostante i reiterati impegni presi in sede internazionale e nell’Unione Europea, ha continuato a ridurre le già misere risorse dedicate alla cooperazione internazionale, alla lotta alla povertà e all’Aids, al punto che oggi l’Italia è all’ultimo posto nella classifica dei paesi donatori in Europa. Tra tagli e inefficienze, la cooperazione italiana allo sviluppo langue da lungo tempo in uno stato disastroso mentre Governo e Parlamento continuano ad aumentare le spese militari, inutili e dannose.
Tutto questo è intollerabile. Intanto centinaia di gruppi, sindacati e organizzazioni della società civile di tutto il mondo stanno unendo i loro sforzi per costringere i propri governi a cambiare politica, sradicare la povertà e realizzare almeno gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. In questo modo è nata una nuova alleanza mondiale di organizzazioni del Nord e del Sud del mondo che ha lanciato un “Appello all’azione contro la povertà “. Il Segretario Generale dell’Onu ha avviato la campagna “No excuse 2015”. Il 2006 può essere l’anno del cambiamento e anche noi vogliamo dare il nostro contributo!
Per questo, consapevoli delle differenze e delle diverse esperienze, vogliamo agire insieme per chiedere al Governo e al Parlamento italiano di:
- mantenere gli impegni assunti per sradicare la povertà e raggiungere almeno gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, con politiche e misure sostenibili, trasparenti e partecipate, garantendo l’effettiva e reale partecipazione della società civile italiana nel processo preparatorio della riunione annuale del G8 e del vertice dei Capi di Stato delle Nazioni Unite (settembre 2005) e assicurare che le partnership per lo sviluppo che si sviluppano con il settore privato, avvengano nel rispetto dei diritti umani e dei principi dello sviluppo sostenibile.
- promuovere un commercio più equo, eliminando i sussidi alle esportazioni agricole, assicurando ai produttori dei paesi più poveri l’accesso ai nostri mercati, condividendo i frutti della conoscenza globale, promuovendo l’occupazione, i diritti fondamentali dei lavoratori, la difesa dell’ambiente e il trasferimento delle tecnologie sostenibili ai paesi poveri.
- cancellare senza ulteriori inganni il debito estero dei paesi più poveri, applicando per intero la legge 209 del 2000, e rivedere il sistema di concessione dei crediti che genera processi insostenibili di indebitamento;
- aumentare fino allo 0,7% del PIL le risorse destinate alla cooperazione internazionale, al netto delle operazioni di cancellazione del debito, fissando una data precisa e un piano pluriennale rapido, chiaro ed efficace, e senza imporre ai paesi beneficiari di comprare il “made in Italy”;
- ritirare le nostre Forze armate da tutte le missioni militari realizzate in violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione e della Carta dell’Onu, ridurre le spese militari, promuovere il disarmo e la riconversione dell’industria bellica, e controllare il commercio delle armi, utilizzando le relative risorse economiche nella lotta alla miseria e al perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;
- definire, insieme alla società civile e agli Enti Locali, una nuova legge per una nuova politica italiana di cooperazione allo sviluppo efficace, partecipata e coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile democratico.
- agire in Europa e in tutte le sedi internazionali (Onu, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Organizzazione Mondiale del Commercio, G8, etc.) per restituire alle Nazioni Unite la responsabilità , i poteri e le risorse necessari per intervenire adeguatamente sui problemi dell’ambiente, dell’economia mondiale (finanza, commercio, debito estero, beni pubblici globali…), e dell’occupazione, per dare voce ai popoli del Sud e per promuovere regole e istituzioni internazionali più giuste e democratiche.
- Promuovere una corretta e ampia informazione pubblica sugli obiettivi del Millennio e sulle politiche di lotta alla povertà , attivando in particolare le risorse, gli spazi e le competenze del servizio pubblico radiotelevisivo.
Come cittadini e organizzazioni che confidano nella democrazia, nella giustizia e nella pace, ci impegniamo a:
- aderire all’Appello mondiale all’azione contro la povertà e contribuire al successo della mobilitazione globale in programma nel 2005, in particolare in occasione della riunione del G8 (luglio) e del Vertice delle Nazioni Unite (settembre);
- collaborare con la “Campagna del Millennio No excuse 2015” per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;
- organizzare la più ampia mobilitazione dei cittadini, delle organizzazioni della società civile e degli Enti Locali per ottenere dal Governo italiano il rispetto degli impegni presi a favore degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio;
- promuovere una sempre più vasta consapevolezza dell’opinione pubblica sull’urgenza di un’azione comune efficace per sradicare la miseria e per garantire il rispetto dei fondamentali diritti umani (al cibo, alla salute, all’istruzione, al lavoro dignitoso, alla casa, all’ambiente…);
- sollecitare l’impegno permanente degli Enti Locali e delle Regioni contro la povertà e l’esclusione sociale con azioni concrete sul territorio e a livello internazionale, anche istituendo un apposito capitolo di bilancio per la cooperazione allo sviluppo;
- accrescere le relazioni e gli scambi tra le comunità del nostro paese e quelle dei paesi impoveriti intensificando i progetti di cooperazione decentrata e di solidarietà internazionale.
Siamo giunti ad un punto cruciale della nostra storia. Sradicare la povertà è possibile. Raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio non è un optional, à© il minimo che si possa e si debba fare. Per la prima volta abbiamo le risorse e le conoscenze per poter migliorare le condizioni di vita di tanta gente oggi disperata. Se non le usiamo nel modo e nel tempo giusto non potremo sfuggire alle nostre responsabilità . Facciamolo insieme. Facciamolo subito.
E’ per questi motivi che, su questo sito, a partire da oggi e fino a quando esso esisterà , sarà esposto un banner che ricorda la mia adesione alla “Campagna del Millennio No excuse 2015“. Se volete saperne di più, clickate su questo banner: